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Chi siamo

In questa presentazione del Centro Studi di Via Ariosto 6- Milano intendiamo mettere in evidenza non tanto quello che facciamo (informazione peraltro contenuta in modo esaustivo nelle successive pagine del sito) quanto lo spirito che ha improntato la nostra attività nel corso dei 40 anni che intercorrono fra la data di fondazione (1969) e oggi.
Ci pare che tale compito possa essere efficacemente assolto con il riportare qui, in forma integrale, il discorso introduttivo tenuto dal dott. Milton Monteverde al Convegno celebrativo per l’inaugurazione del 40° anno accademico del Centro (Milano, 24 ottobre 2008), Convegno dedicato ad un riesame e ad una rivalutazione dell’importanza sul piano clinico dei concetti di Inconscio e Coscienza.
In questo testo, a nostro avviso, sono individuabili in modo immediato ed essenziale i principi ispiratori che hanno guidato negli anni le scelte e le attività del Centro Studi.
Questo è pertanto il testo del discorso nella sua versione originale.

Quando ho iniziato a pensare di dover dire qualcosa per la circostanza odierna, sono stato assalito da una folla di ricordi e di emozioni che hanno anche gradevolmente inondato ed ingorgato quella che il dott. Coen  ci insegnerà chiamarsi coscienza. Pur nella piacevolezza dei ricordi , mi son costretto a mettere i piedi per terra per ordinare qualche idea. Mi è allora venuto in aiuto il principio che avrei dovuto seguire nell’esposizione, che è quello da Voi ben conosciuto: ho detto a me stesso: stai al chiodo, sii sintetico, soggetto e predicato.
Mi è stato allora chiaro che avrei dovuto individuare le linee guida che contraddistinguono il nostro Centro fin dalla sua origine.
Come d’incanto si sono illuminati dentro di me quattro aspetti, che non sono ben distinti gli uni dagli altri, ma che credo costituiscano gli elementi fondanti e propri della nostra attività: provo ad elencare in ordine:
1) Abbiamo svolto una attività di FORMAZIONE nell’ambito della psicoterapia psicoanalitica;
2) Tale attività si è configurata nel tempo come FORMAZIONE PERMANENTE;
3) Nel nostro spirito si è sviluppato il sentimento che la RICERCA IN PSICOANALISI debba riguardare soprattutto il mondo interno degli psicoanalisti.
4) Tutto ciò è possibile attuarlo molto più facilmente se si è nelle condizioni di godere il massimo grado di LIBERTA’ possibile.
In estrema sintesi:
- FORMAZIONE PROFESSIONALE
- CARATTERE PERMANENTE DELLA FORMAZIONE
- RICERCA IN PSICOANALISI  e
- LIBERTA’
sono sicuramente i piloni fondanti del Centro sui quali insieme con Voi tutti abbiamo costruito la nostra identità professionale e la nostra dignità umana.
Per quanto riguarda il primo punto, la necessità della formazione è nata in noi quando, giovani psichiatri, ci siamo accorti di essere disarmati nello studio dei disturbi mentali ed impreparati a gestire la relazione con i pazienti che riuscivamo pur tuttavia a stabilire ancorché in maniera non soddisfacente. Sorse allora il bisogno di rivolgerci a quella tuttaffatto particolare branca della psicologia che ci sembrasse più completa, sia come psicologia generale che come psicopatologia: vinse la psicoanalisi. La psicoanalisi non fu per noi quindi una scelta intellettuale, da salotto, di moda: fu il frutto di meditazioni fatte sul campo, a contatto quotidiano con la sofferenza al fine di poter dare una più adeguata risposta alla bisogna. Cercammo i migliori maestri ed approdammo alla corte di Joseph e Anne-Marie Sandler.
Iniziò allora la grande sofferenza causata dalla costatazione della nostra ignoranza, sofferenza  che non soltanto  sopportammo  ma che diede una ulteriore spinta alle nostre motivazioni: lavorando per la nostra formazione iniziammo ad occuparci anche della formazione dei giovani colleghi. Divenimmo formatori, in un mondo in cui si parlava molto di necessità di formazione, ma si faceva ben poco per attuarla col rigore dovuto.
Tale rigore ci ha, per così dire, costretto quasi automaticamente a sposare il concetto di formazione permanente. Andando avanti con l’esperienza, abbiamo toccato con mano come illusoria e precaria sia una applicazione formativa circoscritta nel tempo. Do per scontato che tutti Voi sappiate come nel corso della riflessione sui casi clinici si impari sempre più col tempo, e come viceversa ci si impoverisca sospendendo le attività di scambio relative alle esperienze cliniche che andiamo facendo.
Mi rendo conto che sto soltanto elencando degli argomenti a tutti Voi ben noti, perché vissuti insieme: l’approfondimento di ciascun aspetto meriterebbe un intero convegno, mentre ora toccherà alla relazione del dott. Coen attrarre la Vostra attenzione. Voglio però ribadire qui che noi e Voi insieme abbiamo realizzato un modello funzionante di formazione permanente, che va avanti negli anni da molto tempo. Aggiungerò soltanto qualche accenno agli altri due aspetti che ho citato.
Per quanto riguarda la ricerca in psicoanalisi come la intendiamo noi, possiamo dire di essere partiti da una intuizione di J. Sandler quando ha sviluppato la nozione di transfert e controtransfert introducendo il concetto di relazione di ruolo. Ci è sembrato che in questo modo si ponesse l’enfasi sulla necessità di riflettere sulla relazione analista-paziente, ma soprattutto si imponesse in modo  imprescindibile una continua, per così dire, messa a punto del NOSTRO APPARATO PSICHICO.
Ciò è estremamente importante in quanto siamo noi esclusivamente lo strumento del nostro lavoro. Ricercare in noi stessi continuamente, conoscersi sempre meglio, mettere costantemente alla prova gli arnesi del nostro lavoro: queste attività costituiscono l’essenza, sempre secondo noi, della ricerca che, appunto, deve essere fatta calare all’interno di noi stessi, innanzitutto.
La ricerca delle modificazioni di status interne deve a nostro avviso essere il punto più caldo della nostra attenzione e deve costituire una sorta di prerequisito per avventurarci in qualunque campo dello scibile psicoanalitico.
Da ultimo la libertà.
Voi sapete come non abbiamo mai tollerato condizionamenti esterni alla nostra organizzazione. Siamo stati liberi nell’organizzazione della nostra cultura; l’insegnamento ci è stato sempre e solo suggerito dai rilievi dei bisogni emergenti nel corso delle discussioni con Voi; abbiamo dovuto rendere conto di ciò che abbiamo fatto solo a Voi ed alla nostra coscienza.
Una bella lezione di libertà ci è venuta da Voi, cari, carissimi colleghi, che avete avuto il coraggio di scegliere una scuola che non garantisce titoli ma soltanto serietà. Siamo la più antica scuola di psicoterapia psicoanalitica d’Italia. Su di noi si sono modellate altre iniziative formative.

Voi avete scelto l’allontanamento dall’impostura psicoanalitica: ciascuno di Voi, io sono certo, se richiesto sulla propria professione, su cosa faccia, sono certo ripeto, che mi darebbe il conforto di rispondere così: “Faccio un lavoro che consiste nell’aiutare chi soffre; faccio un lavoro che come fine ha di dare una mano a ritrovare la speranza a chi l’ha perduta; faccio un lavoro che mi ha permesso di recuperare la mia originaria genuinità dopo lunghi e severi anni di studio”.

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